LA CRISI DEL COMMERCIO IN MONTAGNA

Giorgio Sartoridi Giorgio Sartori*

Estate 2014, si fa per dire dal punto di vista metereologico, ed un’altra stella del firmamento commerciale delle nostre montagne si è spenta.
Un altro negozio/bazar della Lessinia ha abbassato definitivamente la serranda.

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Un’ attività, dove il binomio, indissolubile, tra impresa e famiglia ha fatto si che dal dopoguerra ai giorni nostri queste realtà dessero un servizio alla popolazione ed al turista che saliva sulle nostre montagne per “andare ai freschi”.


Molti anni fa una nota catena di supermercati si pubblicizzava con cartelli posti sul ciglio delle strade con la scritta: “Commercio, funzione sociale”.

Ed è proprio questo che svolgevano i piccoli negozietti di montagna dove trovavi di tutto, dove si respirava l’aria di casa, dove la socializzazione, prima dell’acquisto, la faceva da padrone.

Romanticismo?
Lasciamo al lettore il giudizio.
Un tentativo di salvare queste piccole attività lo tentò un decreto legislativo del 1998 che introdusse il cosiddetto “esercizio polifunzionale”, formula recepita anche dalla Regione veneto nella sua legislazione commerciale.
Ma questa non fu sufficiente perché l’emorragia di queste realtà per una serie di motivazioni, non ultimo il rispetto di regole fiscali impossibili da applicare a queste micro imprese commerciali, continuò.
Ora questi negozi si possono contare sulle dita di una mano.
Auspichiamo che la recentissima legge approvata dal Consiglio regionale sull’autogoverno dei Comuni montani possa far invertire la rotta, fornendo ai giovani la possibilità di intraprendere una attività con l’obiettivo di ricostituire il tessuto commerciale e tenere la popolazione su questi territori.
Ma perché la cosa funzioni, a nostro avviso, sarà necessario rivedere il modello di esercizio polifunzioniale.
Dovrà essere si un negozio, ma anche un centro di servizio della “Pubblica amministrazione”.
Potrà, per esempio, sostituirsi alle funzioni degli uffici postali che le Poste italiane intende sopprimere.
Potrà, in pratica, svolgere una serie di servizi che le pubbliche finanze non riescono più a reggere, a tenere in piedi, ma che sono essenziali per la popolazione.
Opportunità in più che potrebbero stimolare la voglia di fare impresa, sociale, sul Baldo e sulla Lessinia.
Ci rendiamo conto che il percorso è irto di ostacoli stante la necessità di mettere assieme più soggetti pubblici, ma è una idea, una proposta sulla quale le Amministrazioni locali avrebbero grandi spazi per aprire una riflessione.

 

*direttore generale Confcommercio As.Co. Verona

 




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