ROTTAMIAMO L'IMPOSTA DI SOGGIORNO

di Giorgio Sartori*

Appaiono maturi i tempi per una riduzione della pressione fiscale che, se si vuole veramente un fisco democratico, deve essere accompagnata da una radicale semplificazione. E’ noto a tutti che semplificare agevola la lotta all’evasione. In questo contesto ci permettiamo di avanzare una proposta che auspichiamo venga colta dai Parlamentari scaligeri e, se condivisa, venga portata avanti in termini di proposta legislativa.

Ci riferiamo ad una radicale riforma dell’imposta di soggiorno. Facciamo un passo indietro nel tempo: troveremo nell’ordinamento tributario una imposta denominata I.LO.R., acronimo di imposta locale sui redditi che assoggettava ad imposizione i redditi da fabbricati, da impresa, al di sopra una certa soglia ed altri redditi.

L’aliquota era del 14% che diventava del 14,20% per i Comuni cosiddetti turistici. La differenza dell’aliquota poggiava la sua ragione sul fatto che nei Comuni interessati dall’economia turistica tutto il sistema socio economico, in forma diretta ed indiretta, ne traeva beneficio. A seguito della frenetica dinamica legislativa che interessa l’Italia, con particolare riferimento alla fiscalità, questa imposta venne soppressa.

 

Recentemente, dopo tanti anni dal suo decesso, è stata riesumata l’imposta di soggiorno che tutte le imprese ricettive alberghiere ed extralberghiere devono incassare dal Cliente/Turista e versarla, se istituita, al Comune dove ha sede l’attività ricettiva. La differenziazione di importi deliberati per l’imposta di soggiorno, tra Comune e Comune, anche confinanti, ha generato una “concorrenza” tra territori di cui il turismo, ma soprattutto, il Turista, ospite del territorio e portatore di ricchezza allo stesso, non sentiva certo il bisogno. Inoltre la raccolta di questa imposta, stante la forte polverizzazione delle attività extralberghiere, è molto difficile e l’aliquota di evasione è molto alta, con evidente danno per i Comuni e per le attività che la incassano e la versano. Si genera, in buona sostanza, una concorrenza non leale o addirittura una rendita d’imposta.

 

La sostituzione dell'imposta di soggiorno, così come è stata concepita oggi, con una addizionale su un tributo esistente coglierebbe il duplice obiettivo della semplicità del versamento - semplicità da tutti da auspicata - e della certezza dell'ammontare del suo gettito, di cui hanno tanto bisogno i bilanci degli Enti locali. Un’addizionale che abbia la stessa natura dell'imposta di soggiorno, una imposta finalizzata a sostenere le politiche turistiche compresa la cura del territorio La proposta, quindi, è di aprire un ragionamento se non sia il caso di ripristinare una aliquota aggiuntiva, come era per l’I.LO.R., per i Comuni ad economia turistica. Tutti, proprio tutti, pagherebbero. Anche coloro che svolgono attività extralberghiera in forma più o meno imprenditoriale e tutte le imprese che, come previsto dal legislatore nel 1972, direttamente o indirettamente hanno dei benefici dall’indotto generato dall’economia turistica.

* direttore generale Confcommercio As.Co. Verona




Condividi!

Submit to FacebookSubmit to Google PlusSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn

Confcommercio Verona utilizza i cookies per migliorare l'usabilità del sito. Potete disabilitare i cookie, modificando le impostazioni del vostro browser.