CHIUSURE, CONFCOMMERCIO VENETO: PROPOSTA OK

Massimo Zanon“A chi dice che quella sulle aperture domenicali è una battaglia di retroguardia rispondo che sarebbe tale se salvaguardasse gli interessi di una sola parte della società o del mercato. Così non è. Con la liberalizzazione totale degli orari, di fatto, si divide in due il commercio: chi può e chi non può tenere aperto (per questione di costi, di personale eccetera)”.

 

Il tema è la polemica che ruota intorno alla proposta di legge approvata a Palazzo Madama e in discussione al Senato in queste ore, che ridisegna il sistema delle aperture dei negozi introdotta da Mario Monti.

La dichiarazione, che è una risposta a chi accusa le associazioni di categoria di fare battaglie di retroguardia, è del presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon, che si inserisce nel dibattito di questi giorni affermando che “Non è solo una lobby a difendere il ‘diritto di chiusura festiva’ (limitato a 12 giornate in un anno, metà delle quali derogabili), ma sono anche moltissimi lavoratori, oltre alle autorità ecclesiastiche, e soprattutto una sentenza della Cassazione che ha stabilito che il riposo per le festività non ha una semplice funzione di ristoro, ma anche di fruizione di tempo libero qualificato”.

Per Confcommercio Veneto “E’ necessario proseguire sulla strada di una regolamentazione minima e ragionevole in materia di orari dei negozi, peraltro assolutamente compatibile con i principi e le prassi prevalenti in Europa in materia di libertà di concorrenza. Solo così si può contribuire a consolidare il modello distributivo italiano, e veneto, fatto di piccole, medie e grandi imprese, consentendo ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale. Allo stesso tempo si rispetterebbe il valore sociale di queste imprese mantenendo un adeguato livello nell’offerta dei servizi ai consumatori”.

"Stiamo parlando di inserire regole minime in una liberalizzazione selvaggia, fatta in fretta e che non ha pari in Europa - conclude Massimo Zanon - Se le liberalizzazioni di Monti così come sono state applicate si fossero rivelate vincenti, sarebbero state adottate anche in altri Paesi europei. Così non è. Anzi: altri Paesi tutelano i piccoli negozi, qui non teniamo conto della vita delle persone, quella fatta di rapporti sociali e, come dice la Cassazione, di ‘tempo libero qualificato’. Non siamo un Paese che guarda indietro, semplicemente non vogliamo viaggiare verso il buio”.




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