LEGGE ANTI-CAPORALATO, FRUITIMPRESE: GROSSI PROBLEMI

La Camera ha approvato nei giorni scorsi in via definitiva la nuova legge contro il caporalato, voluta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Dopo l'approvazione al Senato dello scorso agosto (con 190 voti favorevoli, nessun contrario e 32 astenuti), Montecitorio ha dato l'ok alle norme che prevedono il carcere fino a sei anni per chi sfrutta i lavoratori dell'agricoltura con 346 voti a favore e nessun contrario.

 

Il provvedimento riscrive la norma precedente indicando un inasprimento delle pene, la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento.

 

Vengono inoltre inserite disposizioni sulla Rete del lavoro agricolo di qualità e un piano di interventi a sostegno dei lavoratori che svolgono attività stagionale di raccolta dei prodotti agricoli. Si stabiliscono la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti.


Prevista la pena della reclusione da uno a sei anni per l'intermediario e per il datore di lavoro che sfrutti i lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno. Le nuove norme individuano come indice di sfruttamento "la corresponsione ripetuta di retribuzioni difformi dai contratti collettivi e la violazione delle norme sull'orario di lavoro e sui periodi di riposo", in pratica salari troppo bassi e straordinari non pagati. Altri parametri presi in considerazione per indicare lo sfruttamento sono le violazioni delle regole per la sicurezza nei luoghi di lavoro, la sottoposizione a metodi di sorveglianza e anche le situazioni in cui i lavoratori sfruttati vengono alloggiati.

 

"Questa legge creerà notevoli problemi alle aziende del settore ortofrutticolo - spiega Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto, aderente a Confcommercio As.Co. Verona - in quanto basterà una piccola lacuna amministrativa, la mancanza di scarpe antinfortunistiche di un dipendente o altre problematiche di lievi entità che fino a ieri erano ritenute responsabilità amministrative per essere soggetti a provvedimenti di natura penale con la possibile confisca di beni o addirittura dell’azienda stessa”.

 

"Giusto combattere il caporalato e prenderne le distanze ma questo provvedimento, generico e lacunoso in molti punti - aggiunge Pezzo - aggraverà la situazione delle imprese caricandole di nuove responsabilità, con il rischio di incorrere in sanzioni sproporzionate. Se poi consideriamo i tempi della giustizia in Italia, il quadro è completo. Un accanimento nei confronti delle imprese che fa passare la voglia di continuare. I risvolti della norma sul caporalato saranno pesanti, una zavorra di cui non si sentiva certo il bisogno. Il settore ortofrutticolo se ne accorgerà presto”.




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