«OLTRE UN QUINTO DEI NEGOZI NON RIAPRIRA'»

arena new“Bisogna ripartire in fretta e bene, tenendo nella massima considerazione il terziario: se anche la fase 2 dovesse concretizzarsi il 4 maggio, stimiamo purtroppo che il 20-22% dei commercianti, con punte del 30% nelle zone più periferiche, non apriranno più. Mentre per il turismo, gravemente ferito, nulla sarà come prima”. Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona chiede, dati alla mano, un’accelerazione e una gestione oculata e concordata della delicata fase che dovrà decretare quando e come dare il via a negozi, pubblici esercizi, strutture ricettive.


“La Regione Veneto, insieme a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, spinge sull’acceleratore per riaprire, molti Paesi europei potrebbero farlo prima dell’Italia”, aggiunge Arena. “I dati Istat evidenziano come, nonostante il lockdown, il 55,7% delle imprese stia già lavorando, con città come Milano e Genova che sfiorano il 70%. Per le sue caratteristiche il terziario non rientra tra le categorie oggi attive, fatti salvi i beni di prima necessità: serve allungare il passo, dando priorità alla sicurezza ma con la convinzione che dovremo convivere con questo virus come del resto stanno facendo gli altri Paesi europei”.

Per il presidente di Confcommercio Verona vanno concentrati gli sforzi “nel delineare il percorso e le regole - che dovranno essere poche, chiare, sostenibili e comunicate tempestivamente - utili a organizzare le riaperture: tornare operativi significa riapprovigionarsi, riprogrammare il personale, allestire gli spazi… Soprattutto, andrà tenuta a bada la burocrazia puntando sulla verticalità nella linea di comando, dal Governo alle Regioni, senza dispersioni e rivoli, con un’intelligente strategia che preveda protocolli lineari e un’attenzione alle specificità delle filiere. Per quest ultimo aspetto - aggiunge Arena - Confcommercio Verona, attraverso Confcommercio Veneto, si è da tempo attivata per proporre alla Regione dei veri e propri protocolli di autoregolamentazione: ne abbiamo già elaborati una quindicina per altrettanti comparti, tra cui commercio al dettaglio alimentare e non, ingrosso alimentare e non, bar, ristoranti, alberghi, attività di servizio, mercati comunali, concessionari auto, attività di servizio alla persona, attività professionali”.

Tra le priorità per la fase 2 dei pubblici esercizi c’è sicuramente l’autorizzazione ai servizi di asporto e delivery “per i quali sarà fondamentale quella sburorcratizzazione di cui abbiamo parlato anche ieri in conference con il sindaco di Verona Federico Sboarina”. E poi, aggiunge Arena, è fondamentale un’accelerazione sul fronte del credito “sia per l’indebitamento agevolato, su un asse temporale che deve essere ben più ampio di quello attuale, sia per le erogazioni a fondo perduto, tenendo conto che i nostri imprenditori non chiedono l’elemosina ma, semplicemente, vogliono mantenere le quote di mercato e i livelli occupazionali.


“Il rischio concreto - per il presidente dell’Associazione - è di passare dall’emergenza sanitaria a quella economica, con ripercussioni che potrebbero essere devastanti anche per il territorio veronese. Stiamo già assistendo a fenomeni di non riaperture, che interesseranno, nell’ipotesi più ottimistica, almeno un quinto delle imprese commerciali; grande attenzione va assegnata poi al turismo, per mantenere viva l’offerta e trovare soluzioni che impediscano il tracollo del comparto fino a quando non sarà terminata l’emergenza Covid. La nostra proposta di prevedere sgravi e incentivi fiscali per le vacanze in Italia è stata ben accolta dalle istituzioni, ma le cifre di cui si sta parlando sono ampiamente insufficienti”.


Confcommercio Verona, infine, dice sì all’idea di un tavolo provinciale con le altre categorie e i sindacati per un confronto sul tema della sicurezza e più in generale sui vari aspetti della “ripartenza”, “purché - puntualizza Arena - si parta dalle decisioni che Governo e Regioni intenderanno assumere; è inoltre fondamentale che il team guidato da Colao venga implementato con esperti dei vari settori per scongiurare l’adozione di criteri eterogenei e, in astratto, non compatibili con future previsioni normative”.




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