IL DPCM CHE SCADE IL 5 MARZO NEL DETTAGLIO

Quasi tutta Italia in zona arancione (Veneto compreso) e divieto di spostarsi tra le regioni fino al 15 febbraio: lo prevede il Dpcm in vigore dal 16 gennaio fino al 5 marzo. Il governo ha confermato il divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18 - nello specifico lo stop coinvolge le attività identificate dai codici Ateco 56.3 (bar e altri esercizi simili senza cucina) e 47.25 (commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati) - un provvedimento fortemente criticato dalle Regioni.

 

Nessun passo indietro con il rinnovo di tutte le misure già in vigore a partire dal coprifuoco dalle 22 alle 5, scuole superiori in didattica a distanza al 50% da lunedì e inasprimento delle soglie per accedere alle zone con restrizioni, introdotte con il decreto approvato mercoledì: con Rt 1 o con un livello di rischio 'alto' o, ancora, con un'incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio moderato, si va in arancione, con Rt a 1,25 in rosso.


Qualche modifica rispetto alle bozze il governo però l'ha fatta. Il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle gialle, sarà in vigore fino al 15 febbraio e non più al 5 marzo. Fino a quella data sarà invece valida la regola che consente una sola volta al giorno ad un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) di andare a trovare parenti o amici nella regione, se questa è in zona gialla, o nel comune se è in zona arancione o rossa. E sempre fino al 5 marzo sarà possibile spostarsi nelle regioni arancioni dai Comuni con una popolazione non superiore ai 5mila abitanti, per una distanza non superiore ai 30 chilometri e mai verso i capoluoghi di provincia.

 

Con il decreto viene infine introdotta la 'zona bianca', in cui le uniche restrizioni sono il distanziamento e l'uso della mascherina. Ma i parametri per entrarci - 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio basso - fanno sì che ci vorranno mesi prima che una regione possa trovarcisi.

 

Per Fipe-Confcommercio è “l’ennesima restrizione che grava sugli operatori della ristorazione e che non ha alcuna efficacia ai fini del contenimento dell’epidemia. Ristoranti e bar sono chiusi da due mesi e i numeri dei contagi sono in crescita, a dimostrazione del fatto che non siamo noi i responsabili della diffusione del virus. Semmai siamo una categoria su cui si è concentrato l’accanimento del Governo con continue e progressive limitazioni che si sono rivelate inutili”.

 

CLICCA QUI PER VISUALIZZARE IL DPCM




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