SARTORI: CLASSIFICAZIONE DEGLI ALBERGHI, NO A SALTI NEL VUOTO

di Giorgio Sartori *

Lungi da noi voler entrare nel merito se sia giusto o non lo sia procedere alla soppressione delle Province perché è competenza del Parlamento eletto. 

Pare, tuttavia, cosa fatta. Pare, perché, ultimamente nel nostro Paese assistiamo, con sempre maggiore frequenza, a decisioni e contro-decisioni. In questo momento di crisi andranno bene almeno i meccanici, chiamati alla frequente sostituzione dei ferodi dei freni della macchina politica, quale conseguenza delle repentine alterazioni della velocità legislativa. Ma ritorniamo alle Province che, in questa sede, ci interessano per le competenze in materia turistica, competenze delegate dalla Regione.

 

Una di queste, pur considerando strategiche anche tutte le altre - in particolare quella relativa all’animazione e promozione del territorio ed alla gestione degli I.A.T. (informazioni assistenza turistica) - riguarda la classificazione, la vigilanza, il controllo delle strutture ricettive che la nuova legge regionale divide in imprese alberghiere ed attività complementari, il cosiddetto extralberghiero, per il quale Confcommercio-AS.Co. ha chiesto alla Regione l'inserimento, di tutte le tipologie, nel regime d'impresa, per garantire una sana e leale concorrenza settoriale.


A quale Ente la Regione delegherà queste competenze, atteso che la corretta filosofia è quella di attribuire questi compiti ad una realtà più vicina al territorio ed alle imprese? Sembrerebbe scontata, salvo smentite, la risposta: ai Comuni.
E qui sorge la preoccupazione di Confcommercio-As.Co. della Provincia di Verona, non già per mancanza di fiducia in questi Enti locali territoriali, ma perché, come è quasi sempre avvenuto nel nostro ordinamento - la storia lo dice - i passaggi delle competenze avvengono allo scoccare della mezzanotte di un determinato giorno, stabilito dalla legge, senza che vi sia stata una preventiva formazione del personale della Pubblica amministrazione chiamato a gestire le nuove funzioni.


A nostro sapere i Collaboratori delle Province, addetti alle aree del turismo, non sono sufficienti per numero, ammesso che possano essere trasferiti nei Comuni, a coprire le necessità di tutte le realtà comunali.
Pensiamo solo alla nostra Provincia che conta 98 Comuni, capoluogo compreso.
In molti casi si tratta di Comuni piccoli nei quali il Collaboratore svolge decine e decine di diverse mansioni e, per effetto del contenimento dei costi della spesa pubblica, gli Enti non devono, ma soprattutto non possono perché hanno le casse vuote, assumere nuovi profili.


Ed allora quale potrà essere lo scenario che si prospetta?
Confusione, speriamo di sbagliare, che avrà come conseguenza, tanto per fare un esempio, le diversità interpretative delle norme regionali da parte degli addetti ai lavori comunali, almeno per i primi tempi. E il turismo, soprattutto l'offerta ricettiva, non ha certamente bisogno di confusione, ma di certezze nel precipuo interesse del turista, patrimonio di ogni territorio.
Non abbiamo, certamente, la presunzione di offrire delle soluzioni perché esse, come abbiamo detto all'inizio competono alla Politica, ma come associazione portatrice degli interessi anche del comparto turistico, abbiamo il dovere di far accendere la riflessione su questo delicato aspetto.


Non vorremmo che una volta soppresse le Province e trasferite le competenze in parola ai Comuni, gli stessi avessero necessità di dar vita un coordinamento per adottare linee guida comuni in materia. In buona sostanza una realtà superiore dove confrontarsi e dibattere perché nessuno nasce maestro e con la legislazione che ci ritroviamo è veramente difficile esserlo.
E allora perché mutare per non mutare?


*direttore generale Confcommercio As.Co. Verona




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