“TURISMO, SOMMERSO A LIVELLO DI GUARDIA ANCHE NEL VERONESE”

Nucara in Confcommercio Verona“Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia, con una conseguente minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”.

 

Lo ha detto martedì a Verona il direttore generale di Federalberghi Alessandro Massimo Nucara incontrando, nella sede di Confcommercio As.Co. Verona, una nutrita rappresentanza degli albergatori veronesi aderenti alla Federalberghi - Confconcommercio As.Co. della Provincia di Verona, guidata dal leader provinciale dell’associazione Giulio Cavara.

  

La federazione degli albergatori sta realizzando con l’ausilio della società Incipit Consulting un monitoraggio. Un esempio eclatante è costituito dal'offerta del portale Airbnb, che ad ottobre 2015 pone in vendita in Italia 176.870 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’ISTAT erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 117.749). Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno, Roma con 18.546 unità, Milano con 11.397, Firenze con 5.736, Venezia con 3.908.

Risultati eclatanti anche per Verona, che in quanto città d’arte, scatena gli appetiti di “presunti” imprenditori, è stato detto nel corso dell’incontro di martedì: gli alloggi “targati” Verona presenti sui Airbnb erano 9 nel 2010, 90 nel 2011, 285 nel 2012, 535 nel 2013, 919 nel 2014, e ben 1.206 tra gennaio e ottobre di quest’anno: una progressione esponenziale che preoccupa non poco.

In barba alle leggi che obbligano il gestore di risiedere all’interno dei bed and breakfast, tra l’altro la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%). Con “host” che possiedono centinaia di alloggi: un certo Daniel gestisce 527 alloggi, Bettina ne ha 420 alloggi, di cui 140 a Milano, 80 a Roma e 88 a Firenze. Chi si nasconde dietro questi nomi amichevoli che gestiscono un patrimonio miliardario?

Per Federalberghi viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Inoltre, si pone con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia, tanto le imprese turistiche tradizionali, quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.
A livello europeo -è stato ribadito martedì a Verona - molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Tocca ora all’Italia dare un segnale importante.

Ieri intanto, in occasione della giornata di mobilitazione “Legalità mi piace” promossa da Confcommercio, Federalberghi ha ribadito la necessità di rendere sostenibile e responsabile la "sharing economy" nella ricettività turistica, per colmare le lacune dell'attuale regolamentazione, che mettono a rischio la protezione della salute e della sicurezza dei consumatori e generano un'area grigia in cui prosperano i fenomeni di concorrenza sleale.

Giulio CavaraIl presidente provinciale Giulio Cavara nel constatare come la dimensione del fenomeno stia assumendo una dimensione imponente, sottolinea l’importanza della responsabilità sociale del gestore di queste strutture nel rendersi immediatamente disponibile alle disposizioni di legge che impongono la trasmissione alle autorità di pubblica sicurezza dei clienti alloggiati, anche e soprattutto alla luce degli eventi legati al terrorismo internazionale; recentemente tra l’altro il Ministero dell’Interno, in risposta ad un quesito di Federalberghi, ha chiarito che l'obbligo di identificazione e comunicazione degli alloggiati di cui all’articolo 109 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza riguarda anche i privati che affittano immobili o stanze per periodi brevi. “Nessun ostracismo alle nuove forme di ospitalità, a patto che rientrino in un alveo di legalità, fiscalità e sicurezza”, conclude Cavara.
“Purtroppo la deregulation oggi esistente crea una effettiva concorrenza sleale che sta progressivamente “uccidendo” le nostre professionalità. Se non ci saranno una chiara presa di coscienza ed un deciso cambiamento di rotta, il mercato premierà l’illegalità e il sommerso”.




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