TECNOLOGIE DIGITALI, ITALIA TRA I FANALINI DI CODA IN EUROPA

arena newCon la pubblicazione dell'ultimo Indice europeo DESI – Digital Economy and Society Index 2016 - la Direzione Generale per le Reti di comunicazione, contenuti e tecnologie della Commissione Europea offre un quadro della situazione dei Paesi dell'Unione relativamente alla loro capacità di sfruttare al meglio le tecnologie digitali. Pessimo il piazzamento dell'Italia:  nella classifica dei 28 Stati membri, il nostro Paese si trova al 25° posto.

 

"Un posizionamento emblematico - commenta il presidente di Confcommercio As.co Verona Paolo Arena -. La modernizzazione e la digitalizzazione possono portare a guadagni di efficienza per la Pubblica Amministrazione, i cittadini e le imprese, nonché alla fornitura di migliori servizi per il cittadino. Ma noi siamo nettamente indietro".

Nel dettaglio l'Italia è 27° per la connettività: la banda larga è disponibile, ma non la banda larga veloce, la cui copertura non progredisce abbastanza rapidamente; al 24° per il capitale umano, perché sebbene la situazione stia migliorando, un terzo della popolazione non usa internet regolarmente; al 28° - l'ultimo - per l'uso di internet visto che la propensione a fruire dei servizi di internet è bassa, leggermente più elevata quella dell'uso dei contenuti digitali, mentre sta crescendo lo shopping on line, in linea con l'incremento delle vendite sul lato imprese; al 20° per l'integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese poiché le aziende italiane non stanno progredendo in modo sostanziale nell'e-business per accrescere produttività ed efficienza, ma il canale dell'e-commerce acquisisce maggiore rilevanza; al 17° nei servizi pubblici digitali, dato che la disponibilità di servizi on line della Pubblica Amministrazione è aumentata, ma ci sono spazi di miglioramento, soprattutto nella capacità di riutilizzo delle informazioni tra una amministrazione e l'altra.

 

Secondo il DESI, tuttavia, l'Italia fa parte del gruppo di paesi che stanno recuperando, ossia dei paesi il cui punteggio è al di sotto della media UE ma è aumentato più velocemente di quello dell'UE nel suo insieme (rispetto al DESI 2015). 

 




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