Imprese in buona salute e pronte per tornare a investire

ASHOVERImprese capaci di resilienza durante un periodo molto complesso. Maggior fiducia sul rilancio dell’economia. E voglia d’investire su mezzi e capitale umano. Confcommercio Veneto, l’associazione di categoria più rappresentativa delle imprese del terziario, pubblica i risultati del questionario economico-occupazionale del secondo semestre 2022, un’indagine che ha coinvolto un migliaio di imprese associate operanti nel commercio, turismo e servizi delle sette province. Emerge il consolidamento della ripresa dopo la fase travagliata a causa della pandemia da Covid, una certa stabilità del mercato del lavoro e la propensione a nuovi investimenti per il futuro, specialmente in innovazione e formazione.

 

Imprese venete: un panorama in miglioramento

Dopo quasi tre anni dall’inizio della pandemia e nonostante la crisi globale provocata dalla guerra in Ucraina, che ha comportato un forte aumento dei costi energetici e delle materie prime, il peggio sembra essere passato. Le aziende venete hanno dimostrato una buona capacità di resistenza e resilienza e ben l’86% del campione intervistato ha dichiarato buono o discreto il proprio stato di salute al 31 dicembre 2022.

 

Ripercorrendo l’anno appena trascorso, il quadro che ne esce è senz’altro positivo: tre imprese su dieci considerano la propria attività economico-finanziaria migliorata mentre un 36% la definisce invariata. Per quanto riguarda l’andamento del fatturato più del 40% del campione lo ritiene aumentato e ben il 65% dichiara di non avere difficoltà nel pagare i fornitori, sintomo, questo, di un buon livello di liquidità: cinque aziende su dieci ritengono di avere sufficiente disponibilità economica da qui ai prossimi mesi, in una previsione a medio-lungo termine, mentre un 31% dichiara il proprio livello di liquidità adeguato più nel breve periodo. Per la quasi totalità degli intervistati è buono, infine, il rapporto con gli istituti di credito e sono aumentate, rispetto al primo semestre dell’anno, le richieste di prestito (20% del campione), che le banche hanno accolto nella maggioranza dei casi.

 

Mercato del lavoro stabile

Se lo stato di salute delle aziende permane buono, al netto delle preoccupazioni per l’aumento dell’inflazione, il mercato del lavoro registra un sostanziale equilibrio perché – sottolineano i dati – non vi è grande necessità né di assumere né di interrompere un rapporto di lavoro. Nel dettaglio perde terreno il contratto a chiamata (job on call) che nel quarto trimestre 2022 è stato utilizzato da meno di due aziende su dieci (19%). Il 61% delle aziende interpellate ha preferito investire su personale a tempo indeterminato e solo il 39% del campione, al 31 dicembre scorso, aveva dipendenti assunti con contratto a termine. Sempre nel quarto trimestre 2022 è terminato solo il 13% dei contratti a tempo determinato, mentre ne è stato rinnovato il 43%.

 

Buone notizie anche per quanto riguarda il ricorso agli ammortizzatori sociali: il 97% delle aziende dichiara di non averne avuto bisogno recentemente e il 65% non ha in previsione di utilizzarli nel prossimo semestre, un dato che conferma uno stato di salute in generale miglioramento. Si conferma invece la difficoltà, da parte delle aziende, di reperire personale: l’86% del campione ha dichiarato di aver cercato dei collaboratori ma ha poi, di fatto, faticato a trovarli. Fra le difficoltà maggiori si evidenzia la mancanza dei requisiti richiesti. Fra ottobre e dicembre 2022 solo un’azienda su cinque ha assunto del personale, principalmente figure legate a mansioni impiegatizie o al settore Horeca. Sempre per quanto riguarda le assunzioni da qui ai prossimi tre mesi meno di un imprenditore su quattro cercherà personale, il 24% del totale.

 

Molto interessante è lo sguardo rivolto al canale di ricerca: per la metà delle persone intervistate il mezzo più usato per cercare personale resta la propria cerchia di contatti o il ricorso ai social network, rispetto ad altri canali come le agenzie per il lavoro (contattate dal 22% del campione) e i Centri per l’impiego (al terzo posto con il 12% di preferenze). Le cessazioni di rapporti di lavoro durante il quarto trimestre 2022 non sono aumentate; nella metà dei casi le ragioni dell’interruzione sono da ricercarsi nelle dimissioni volontarie del dipendente. Se da una parte non si registrano significative previsioni di assunzione, le aziende non intendono nemmeno licenziare, ribadendo come il mercato del lavoro sia attualmente in una fase di stabilità.

 

Investimenti e formazione fra presente e futuro

Un capitolo a parte è rivolto al tema degli investimenti e della formazione aziendale. Rispetto al precedente report elaborato sei mesi fa, l’intenzione delle aziende di investire in attrezzature, macchinari e veicoli è quasi doppia rispetto a ogni altra forma di investimento, un segnale che trova riscontro nella maggiore richiesta di prestito alle banche.

 

Segue a ruota la formazione, uno strumento indispensabile per migliorare e valorizzare il capitale umano a disposizione, di cui tuttavia hanno beneficiato solo il 39% delle aziende durante il quarto trimestre 2022. Un’attenzione e un impegno rivolto a tutto tondo, non solo ai lavoratori, ma anche agli stessi imprenditori. Se da una parte si profilano segnali positivi di ripartenza, a preoccupare le imprese è soprattutto l’effetto dell’inflazione sui consumi, ovvero sia la perdita del potere d’acquisto della moneta.

 

Nello specifico, l’82% del campione osserva attualmente sintomi di difficoltà economica fra la clientela e il 24%, un’azienda su quattro, la definisce “marcata”. E nel complesso nel corso del 2022 è aumentato di tre punti percentuali il numero di aziende che rileva nella clientela sintomi leggeri di difficoltà (slide 22). Una delle soluzioni che si prevede di adottare per far fronte al caro-vita, inevitabilmente, è l’aumento dei prezzi, seppur in modo contenuto: il 48% del campione ha intenzione di ritoccare leggermente al rialzo (+5%) i propri prodotti e servizi.

 

 




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